Nati al Vestuti

Il mitico Bar Anna

Quando mancavano pochi minuti alla fine del primo tempo, sulla tribuna del Vestuti accadeva qualcosa di strano. I tifosi cominciavano ad agitarsi nervosamente. L’attenzione sulla gara, all’improvviso, crollava miseramente a prescindere dal risultato. Al fischio di chiusura del primo tempo, tutti di scatto si dirigevano verso il basso. C’era chi partiva in anticipo, chi elaborava teoremi per calcolare il recupero concesso dall’arbitro ed ottimizzare la partenza.

Questi movimenti strani terrorizzavano i tifosi avversari accomodati in tribuna. Molti, per timore di agguati, scappavano via. Altri, per non tradire inflessioni dialettali, si fingevano muti. C’era anche chi seguiva questo flusso di gente nel tentativo di confondersi con il gruppo, senza però sapere dove andare. Cosa spingeva tanta gente a rinunciare agli ultimi preziosi secondi del primo tempo? Dove si dirigevano questi tifosi?

La destinazione era una: il mitico Bar Anna. Ubicato all’altezza dell’ingresso principale della tribuna, doveva assorbire l’onda d’urto di centinaia di tifosi infreddoliti alla disperata ricerca di un caffè, un grappino o del fantastico caffè Borghetti, liquore al caffè introvabile in una normale drogheria ma disponibile ad ettolitri in ogni bar da stadio. Per respingere l’assalto, i titolari avevano seguito un corso di difesa personale organizzato dall’esercito, studiando le strategie tattiche di battaglie epiche come Fort Alamo, El Alamein e Custoza.

Non esisteva la coda, non si rispettavano gli anziani o le donne (all’epoca rare allo stadio). Vigeva la legge della giungla: sorseggiava il caffè per primo il più forte o il più rapido a conquistare la posizione. I più deboli spesso rientravano sulle tribune quando la partita era già terminata da un pezzo. Il bancone del bar era praticamente precluso ai bambini.

Una volta, mio padre aveva bisogno di un caffè: per non perdere il posto in tribuna, frutto di un ingresso anticipato di 3 ore rispetto all’inizio della gara, mi mandò incoscientemente al bar. Fui recuperato a fine gara dai pompieri. Il bar era aperto, se non ricordo male, anche durante l’allenamento del Giovedì, quello della partitella. Allora diventava un punto di incontro per parlare della probabile formazione, della necessità di rinforzare la squadra o dell’allenatore da esonerare.

Proprio per questo era bello il Vestuti. Eravamo, almeno in partenza, tutti uguali: tutti di corsa al bar, tutti sotto la pioggia. Nessuna tribuna coperta, nessun rinfresco riservato ai vip. In compenso, oggi il caffè Borghetti si può trovare su Internet.

[foto di copertina da cafesach.com.vn]

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