Nati al Vestuti

Direttori d’orchestra

Il Vestuti ha visto passare decine di allenatori: bravi, meno bravi, incompetenti, avventurieri, meteore. Innanzitutto ricordo Giacomini e Bugatti, i primi allenatori della gestione Esposito. L’anno dopo, nel 1976, arrivò Carlo Regalia, futuro dirigente del Bari. La squadra non era eccezionale. Lui, dal canto suo, affrontò in maglione praticamente tutta la stagione, estate compresa.

Facchin nel 1977 volle fortemente D’Angelo, per la gioia dei baristi salernitani: le discussioni sull’argomento (D’Angelo sì, D’Angelo no) si sprecarono. Facchin non leggeva solo i giornali sportivi, appariva molto spesso con una copia di Repubblica. Dopo la breve parentesi Saracino, toccò ad Enea Masiero, uno dei 4 mister di quel campionato 77/78: con un passato da vice nell’Inter, venne a rovinarsi la salute dalle nostre parti. Mai più visto su una panchina.

Domenico “Tom” Rosati (foto di copertina) era invocato all’inizio di ogni stagione in quantopoichè ritenuto l’unico in grado di farci compiere il grande passo. Per non rovinare la propria immagine, rifiutava sempre. Poi improvvisamente il sì nel 1978. Arrivarono tanti giovani di belle speranze (Gabriellini dal Napoli e il trio interista Ronchi-Viganò-Zenga) ma Rosati abdicò a Dicembre dopo i pessimi risultati ottenuti. In serie A è riuscito ad allenare solo il Cesena per 4 giornate. In granata, Rosati fu sostituito da Franco Viviani, che la leggenda volle – tempo dopo – spericolato motociclista per le vie di Genova (città dove è scomparso nel 2007).

Mario Facco, ex difensore della Lazio, fu presentato durante il mitico comizio di Iapicca in Piazza Casalbore nel 1983. Nessuno gli chiese mai un commento nè le sue idee politiche. Antonio “Tony” Giammarinaro approdò a Salerno nel 1981 perchè aveva fatto bene ad Avellino: fu cacciato dopo 5 giornate (2 vittorie, 2 pari e una sconfitta il suo ruolino) e sostituito da Romano Mattè, dopo il traghettamento lampo di Gigante. Mattè non aveva mai diretto una squadra ma riuscì a farci sognare fino all’ultima giornata. Fu uno dei primi a ripetere fino alla noia: “L’importante è muovere la classifica”.

Claudio Tobia ebbe a disposizione uno squadrone alla vigilia del campionato 87/88: Cozzella, Bagnato, Sciannimanico, De Falco. Avrebbe dovuto portarci via dalla C ma steccò clamorosamente e fu rilevato da Clagluna. “Uè Tobì, tagliat’ i capill” era il simpatico invito rivoltogli dai tifosi affinchè sfoltisse la lunga chioma. Giorgio Sereni fu chiamato nel Novembre 1985, al posto di Ghio, per salvarci: buon padre di famiglia. A Francisco Ramon Lojacono, trainer fino a Febbraio nel torneo 82/83, si chiedevano particolari sulle proprie avventure amorose e non le dovute informazioni su tattiche e formazioni.

Giampiero Ghio, autore di 20 reti in C con l’Avellino nel 1968, praticava un bel calcio (inventò De Nadai libero) ma aveva un pessimo rapporto con la stampa locale, dalla quale fu praticamente esonerato. Mario Russo (86/87) fu uno dei pochi a non farsi esonerare. Il giornalista Fabrizio Failla lo nominava sempre insieme al Direttore Sportivo. “Il tandem tecnico Mario Russo e Franco Rizzo” amava ripetere.

Carlo Soldo neanche iniziò il campionato 88/89: il naufragio di Battipaglia in Coppa (5-1), nel giorno dell’inaugurazione dello stadio “Pastena”, ne decretò l’allontanamento. Mai più sentito. Lamberto Leonardi ebbe il compito più difficile: salvare la squadra dopo il fallimento societario, con in mezzo il terremoto del 1980 e la lunga squalifica del campo dopo l’invasione con la Samb. Missione compiuta a Terni. Antonio Pasinato lo ricordiamo per i grappini a colazione, ma soprattutto per avere preferito Dalla Costa (!!!) a Di Bartolomei. “Espulso” dall’Italia, andò ad allenare in Svizzera. Giancarlo Ansaloni ci ha “solo” portato in B e non è poco.

[foto di copertina da roseto.com]

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