Nati al Vestuti

Le Mecap

Per noi calciatori “stradali”, le scarpette con tacchetti bullonati o di gomma erano miraggi inarrivabili e di poca utilità, visto che si giocava sull’asfalto. Esistevano, per i più fortunati, le scarpette da ginnastica, in genere le Superga con suola bassa di gomma Pirelli, mentre per tutti gli altri (la maggioranza) si correva, dribblava, tirava con le classiche calzature: mocassini, “polacchine” e sandaletti.

D’estate, poi, si arrivava a giocare anche con ciabatte o zoccoli di legno, che costringevano il portiere a parare il pallone e schivare il proiettile “annesso”. Un giorno, all’improvviso, comparve qualche “giocatore” munito di scarpe con bande laterali colorate e un super strato di para bianca come suola che rendeva più alti di 3-4 cm. Erano le favolose Mecap, che finalmente permettevano di saltare, scivolare, frenare e soprattutto sparare “cannette” micidiali (tiri molto forti, nda).

Inizialmente, queste scarpe non erano ben vista dai genitori (non erano molto eleganti), ma poi il costo abbastanza contenuto e la prospettiva di “salvare” le scarpe normali le resero dotazioni necessarie per il figliolo-atleta. Il prezzo variava dalle 8 alle 10mila lire, mentre un paio di scarpe appena discrete costava 20mila. In breve, le Mecap divennero una moda e si indossarono in qualunque occasione (ho visto foto di matrimoni con bimbi e Mecap), anzi si toglievano malvolentieri solo per dormire. A onor del vero, la qualità scadente di gomma e colla rendeva i piedi costantemente umidi e puzzolenti. La sera, le Mecap dovevano essere poste sul balcone per evitare possibili asfissie in famiglia.

Le Mecap non duravano in eterno ma resistettero egregiamente alle nostre sollecitazioni ed a volte ti permettevano di giocare anche se bucate, scollate o rotte. La moda delle Mecap durò fino a quasi alla fine degli anni ’70, poi Adidas, Puma, Diadora, Asics, Converse e Nike presero il sopravvento, complici anche i famosi e strapagati testimonial che di queste scarpe ne hanno fatto oggetti di culto e moda.

[foto di copertina da Facebook]

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